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Visual storytelling: make people feel

Valentina attacca. Fin da subito è chiaro che è preparata (così come i suoi colleghi e altri relatori Nicola, Valentina e Leonardo), simpatica e interessante. E in due brevi frasi ci racconta perché siamo tutti lì, giovani e professionisti – chi più, chi meno – del web e del social:

  1. L’era Kodak è finita
  2. Make people feel

 

Tutti abbiamo uno smartphone, molti un tablet, e siamo tutti fotografi, oggi.
So che chi è veramente capace di fare foto a questo punto inorridirà.
Il punto è: chiunque oggi scatta foto e crea video. Potrebbero essere le foto del proprio gattino o del piccolo umano di casa oppure i video dell’outfit del giorno o della neve che scende dal cielo vista dalla finestra dell’ufficio, poco importa.

Se ciascuno di noi documenta il quotidiano, ragion di più per un brand aziendale utilizzare immagini ad alto impatto visivo ed emozionale per promuovere i propri prodotti e servizi sui social è cosa buona e giusta. Le immagini, infatti, colgono maggiori consensi rispetto alle parole scritte, vengono più facilmente condivise arrivando ad avere una portata maggiore sul pubblico.

Sì, dicevo, siamo tutti fotografi, ma è buona norma che un brand si affidi a un professionista per le proprie immagini e i propri video. D’altro canto, può coinvolgere i propri follower chiedendo loro di compartecipare della loro esperienza col brand attraverso le proprie immagini e i propri video.

Da questa premessa si articola il corso di Studio Samo. Oggetto dell’analisi: Instagram, YouTube, Facebook, Pinterest e Tumblr. Ognuno di essi ha caratteristiche proprie e deve essere utilizzato in maniera differente.

Instagram, tagga responsabilmente

È i social network che condivide foto quadrate con filtri vintage (anche se il maggior filtro utilizzato è il… “Normal”). In Italia è utilizzato dal 17% della popolazione connessa.

Consigli per chi voglia scattare con Instagram?

  • Non passare dalla fotocamera dell’applicazione, ma scatta e poi edita le immagini con altre app (consiglierei PicsArt)
  • Utilizza toni freddi (sul blu per intenderci), desaturazione (il bianco e nero) e immagini chiare
  • Sii ironico! È il modo migliore per avere un seguito
  • Tagga responsabilmente: sono sufficienti dai 5 ai 10 tag, ma che siano realmente coerenti con il soggetto della foto

YouTube, il budget è tutto

YouTube è il canale per i video, amatoriali e non, più conosciuto e, ammetto, il social che meno utilizzo in maniera attiva: sono una mera spettatrice nel 99% dei casi. I video sono fatti di immagini e musica, l’accoppiata vincente per emozionare. Ma attenzione! La storia raccontata deve colpire sin dai primissimi secondi: il rischio di abbandono è elevatissimo.

Last but not least, il budget. Valentina ha ripetuto come un mantra che iniziare una campagna con YouTube è inutile se non ci sono soldi a disposizione. Un buon contenuto è importante, i soldi per promuoverlo ancora di più.

Facebook, il social network per gli italiani

Chi non conosce Facebook alzi la mano. Davvero? Ma dove vivi, in Burundi? Sì, perché Facebook in Italia ha 26 milioni di utenti attivi. Per questo è un campo molto fertile per fare del visual storytelling.

Anche per Facebook alcuni consigli.

  • Le immagini non devono avere sfondo bianco, altrimenti si perderebbero nello stream dell’utente. Un colore a contrasto o un bel bordo aiutano a identificare l’immagine
  • Inserisci una breve call to action direttamente sull’immagine
  • Nei testi descrittivi delle immagini e dei video, utilizza url personalizzate e non quelle prodotte dai vari bit.ly o tinyurl.com (efficaci su Twitter, per esempio, perché accorciano i link)

Pinterest, il social ispirazionale

Un altro interessantissimo social è Pinterest, molto utilizzato negli Stati Uniti, ma ancora di nicchia in Italia, su cui si parla inglese, anche in maniera scolastica. I trend di Pinterest sono la moda, il cibo e il design, spesso di ispirazione per chi naviga tra le board.

I contenuti o pin sono organizzati in bacheche (board) e possono essere sia immagini che video. Possono essere geolocalizzati e dotati di testo descrittivo.

  • L’utilizzo di hashtag è molto utile, ma non inserirli nel titolo di una bacheca, bensì nei campi descrittivi di bacheca e pin
  • Il pin è dotato di link: grande vantaggio per la conversione diretta sul sito di origine del contenuto pinnato. Qui le persone sono più propense ad acquistare
  • Le immagini che hanno migliore resa, visto il layout del social, sono quelle strette e lunghe: vanno fortissimo le infografiche.

Tumblr, il social giovane

Tumblr è una piattaforma per il blogging, ma non solo: ha possibilità di scrivere lunghi post all’occorrenza, ma prevale l’alto contenuto visuale. Qui vanno forte le gif animate e i quote. Inoltre, gli utilizzatori di Tumblr sono molto giovani, sono adolescenti: saranno gli acquirenti del futuro.

È un social di nicchia, fortemente in espansione e utilizzato per le campagne a lungo termine. Indispensabile l’interattività: i contenuti piacciono e si rebloggano.

In sintesi

Il visual storytelling deve emozionare e coinvolgere il pubblico, toccarlo nel profondo e renderlo partecipe della propria attività di promozione.

Due Storify molto efficaci trovati in rete dopo il corso di sabato:

  • quello di Monia Papa, non presente al corso, ma attenta al live tweeting di #visualsamo
  • l’altro, quello di Roberto Gerosa, completo ed esauriente.

(Be’, volevo sperimentare uno Storify anche io, ma non poteva uscire sicuramente meglio di così).

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