Ci sono giornate dure, in cui il lavoro è tanto e poi ci si mette di mezzo la tecnologia a romperti le scatole. Presente? Quando il computer smette di funzionare come ti aspetti e tu vacilli e vorresti mandare tutto al diavolo? Sì, capita, per fortuna non troppo spesso, ma capita.
Ma poi ci sono momenti in cui il cerchio si chiude e ti ricordi perché ami fare questo sporco lavoro.
Sì, il cliente ideale esiste. Magari non parla la tua lingua e non ha dimestichezza con il computer, ma ha una qualità fondamentale: si fida di te.
Tu ascolti quello che ha da dire e ti confronti con lui. Gli indichi la strada più giusta per soddisfare i suoi obiettivi e lui ti segue.

Detto così sembra io stia parlando di un cucciolo, ma non è assolutamente questo il caso. Sto parlando di una persona che ha un’attività in proprio e che, nel momento in cui decide di investire dei soldi nella propria immagine, lo fa con coscienza e con attenzione; per cui da dire ne ha, se qualcosa non gli sta bene, e non “compra” ogni proposta senza batter ciglio.
Eppure ti lascia fare il tuo mestiere e si lascia guidare in processi creativi e progettuali che probabilmente gli sono estranei e che gli sembrano insoliti. Non importa: ti lascia fare e ti permette di lavorare bene e di fare buone cose.
Ecco: i due aspetti fondamentali per un buon rapporto professionale sono la fiducia e l’ascolto reciproco – aspetto addirittura necessario se l’oggetto della consulenza ha a che fare con la comunicazione e l’immagine, come capita nella mia professione.
Questi sono i presupposti per la buona riuscita della consulenza e se il tuo cliente l’ha capito (o se semplicemente ha queste doti), sei a cavallo.
Alla fine, il cliente ideale è felice di quello che prepari per lui. Che c’è di meglio per chiudere una giornata iniziata male?