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Del confronto e della competizione

In quest’ultimo periodo sono tanto presa dal lavoro per i miei clienti che il lavoro per me e su di me sta facendo acqua (e con questo mi riferisco alla comunicazione relativa alla mia attività, alla mancanza di un piano editoriale per il mio blog e i miei social, al progetto di una newsletter che non parte mai). C’è, però, un aspetto fondamentale – mio o del mio lavoro, non so dirlo, ma poco importa – che non accantono mai, perché per me è fondamentale: la curiosità.
La curiosità per quello che accade intorno a me nel mio quotidiano e che tocca da vicino la mia famiglia, le mie figlie, il mio lavoro, gli aspetti socio-culturali del mio contesto. Alcuni ambiti mi affascinano di più di altri e, guarda caso, sono quelli che riguardano i miei interessi; altri mi interessano un po’ meno, ça va sans dire.

Uno dei mondi che più mi incuriosisce è quello che riguarda il mondo della comunicazione visiva, della grafica, del design, del web. Ecco, in quest’ultimo periodo sono tanto presa dal lavoro per i miei clienti che il lavoro per me e su di me sta facendo acqua, eccetto che per la curiosità verso quello che i professionisti come me e più bravi di me stanno facendo nel mio settore.

Infatti, non smetto di seguire quello che scrivono o quello che realizzano i colleghi: è un’abitudine quotidiana, come fare colazione. Così come nella fase di analisi, all’inizio di ogni progetto, sia che sia un progetto di branding o un nuovo sito, c’è un momento in cui vado a vedere come gli altri hanno risolto un problema o hanno raggiunto un obiettivo.
Il confronto è un elemento imprescindibile della mia attività: lo era quando lavoravo come dipendente, lo è specialmente ora che sono freelance e circa metà della mia attività si svolge in completa autonomia.

Parlo di confronto, non di copia

Parlo di quella componente che ti fa guardare da vicino quello che fanno gli altri, della spinta che ti porta a capire e ad applicare al tuo lavoro miglioramenti o semplificazioni che da soli, forse, non sarebbero mai arrivati. Parlo di ispirazione, parlo di alimentazione della mia creatività.

Tutte queste considerazioni sono nate da un momento di confronto, in questo caso a senso unico, con un professionista che seguo da tempo e osservo e leggo con attenzione: Ivan è un imprenditore e web designer torinese che fa siti in WordPress e che ha dato alla luce Guido, insieme alla moglie Enrica.
Scrive una newsletter che, dopo una pausa di alcuni mesi, è tornata: ricca, curiosa, interessante. L’ultimo numero ha dato il via a tutte queste considerazioni su che cosa sia la competizione per me (Ivan incomincia la sua email con ricordi ed esperienze legati, appunto, alla competizione).

La competizione per me

La mia esperienza è la pallavolo agonistica praticata per tanti tanti anni: un gioco di squadra per il quale, se tu giochi male, ci rimette tutta la squadra; se tu giochi bene e si vince, il merito è di tutta la squadra. Ciascuno porta la sua competenza, e infatti ci sono ruoli diversi (per un po’ sono stata un  centrale, poi tutti hanno capito che avrei giocato meglio da ala e ho cambiato ruolo).
Lo scopo è vincere, insieme. Un po’ come nel matrimonio, un po’ come nei team di lavoro.

N.B. Qui avevo pensato di metter un’immagine di Mila Hazuki o Mimì Ayuhara, ma sono coperte da copyright.
Usate l’immaginazione.

Ecco, sono sempre stata molto competitiva: lo sport è fatto di allenamento, strategia, impegno, fatica. Si gioca per migliorare tutti questi aspetti e lo si fa per vincere. Nel momento in cui mi sono impegnata in altro e non ho più potuto allenarmi come si deve con la mia squadra, ho lasciato. Ho continuato con sport saltuario, che è comunque stato divertente, ma non completamente soddisfacente, perché non ero nella condizione di allenarmi e contribuire alla competitività della squadra come avevo fatto per anni.

Insomma, per me la competitività è importante. Tanto che non ho mai creduto all’importante è partecipare – e quando gioco con i bambini non sono una di quelle persone che li fa vincere apposta, per esempio.

La sana competizione

Quello che tengo a dire è che la competizione non è per forza plagio e non è ansia. La migliore competitività c’è nel momento in cui si è concentrati su quello che stai facendo con la consapevolezza di quello che stanno facendo gli altri in squadra con te e nella squadra dall’altra parte della rete. Ecco perché è fondamentale il confronto e la conoscenza di quello che fanno gli altri: è la misura della tua conoscenza.

Come giustamente scrive Ivan alla fine della sua newsletter, la responsabilità principale, nel nostro lavoro, è verso i clienti (gli iscritti a Guido, nel suo caso): solo lavorando per loro, ascoltandoli, aiutandoli, mettendoci nelle loro scarpe. A partire da una sana competizione e dal miglioramento delle nostre competenze passando per il confronto.

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